La base di una vita felice

Quante volte hai pensato o detto: vorrei riuscire a fare questo, quanto desidero fare quello; mi piacerebbe così tanto essere capace, vorrei tanto ma non posso, farei questo ma non ci riuscirò mai; vorrei cambiare lavoro ma non posso permettermelo, non sono in grado di affrontare un cambiamento, questa situazione non mi piace ma non posso fare altrimenti, vorrei buttarmi ma ho troppa paura. Paura di fallire, di sbagliare, di non farcela, di essere giudicato, di non essere all’altezza, di uscire dagli schemi, di lasciare la zona di confort, di andare controcorrente, di non far più parte della grande massa riconosciuta. E così  ti ritrovi per anni e anni a fare ciò che desiderano gli altri, a fare il medico o l’avvocato per non deludere un genitore che aspira al prosieguo di una storia che si tramanda di generazione in generazione, e solo un minimo cambio di direzione spezzerebbe il sogno di una dinastia intera. Vivi in una metropoli o in un paesino sperduto solo perché ci nasci, ti radichi e ti sembra troppo faticoso mollare tutto e ricostruire. Lavori 40 anni in un ufficio o in un’azienda che scegli dopo il diploma o l’università senza magari mai scoprire che hai un gran talento nascosto e che quello che stai facendo da anni non ti piace per niente e non sai neanche perché lo fai.

A quanti piace il proprio lavoro? Questa è la domanda che negli ultimi 15 anni ho fatto di ricorrente, la risposta è sempre la stessa: “No, non mi piace“. Uno su dieci e’ l’eccezione che conferma la regola, e quel 10% dichiara che anche se il lavoro piace ha un orario e uno stipendio decisamente insoddisfacente.

Nella tua vita ti senti libero di Essere ciò che sei, di esprimerti, di fare tutto ciò che desideri? Beh, spesso non sappiamo neanche chi siamo e cosa vogliamo, però ci lamentiamo. Si avverte un senso di insoddisfazione perenne in una perversa spirale verso il basso senza fine e senza senso. La mancanza continua di impulsi, di ecofattori positivi, di stimoli, di comunicazione affettiva, di contatto fisico e di esperienze di piacere inducono sempre di più ad uno stato di sofferenza e di “addormentamento”. Quanti di noi sviluppano il proprio potenziale? Nell’arco della nostra vita, mediamente ne sviluppiamo circa il 20%. Sappiamo tutti di essere meravigliosi così come siamo anche solo per il solo fatto di essere esseri viventi? Unici ed irripetibili, bellissimi e meravigliosi senza per forza avere un corpo stratosferico o un sorriso da copertina solo per seguire un modello ideologico? Riusciamo a scrollarci di dosso tutto il nostro passato, a non preoccuparci del futuro e a vivere intensamente il momento presente? Siamo veramente in contatto con noi stessi, coi nostri bisogni primari, connessi al nostro cuore, al cuore dell’altro e di tutta l’Umanità?

Siamo imbrigliati in schemi e in strutture che ci passano per vere. Viviamo in una società “antropocentrica “ e non “biocentrica”. Nessuno da piccoli ci insegna ad essere e non ad apparire, a scuola nessun professore ci parla di felicità. Sin dalla tenera età ti bloccano dentro un banco e ti sgridano se disegni fuori dal foglio. E da li segui la massa societaria, respiri la cultura di dove vivi e ti insegnano a catechismo che devi fare la “brava” per poter andare in paradiso. Allora il tuo giudice interiore diventa sempre più grande, dentro di te nasce un conflitto continuo tra ciò che senti e desideri e ciò che ti fanno credere sia giusto o sbagliato.

E quindi si vive quotidianamente una vera scuola di sopravvivenza. Viviamo un’esistenza alienata, senza naturalezza ed allegria. Siamo riusciti a vincere le barriere dello spazio, veniamo lanciati tra le stelle e su M,arte ma poi non riusciamo a superare le barriere dentro di noi. L’uomo contemporaneo è inseguito dall’angoscia. L’educazione contemporanea non offre strumenti di sviluppo dell’individuo. Non stimola e non risveglia potenziali e valori. Non fomenta lo splendore delle relazioni umane.

Il progresso “rivoluzionario” della nostra Società’ non prevede un cambiamento dei sistemi di istruzione ed educazione. Se da qualche parte si deve iniziare un’autentica rivoluzione, bisognerebbe partire proprio dalle scuole. Nelle scuole non si insegna a comprendere né a sentire l’intimità con se stessi, con gli altri e con la natura, non si apprende ad avere fiducia in se stessi, né si impara ad amare e ad amarsi, anzi il processo è proprio inverso.

Per nostra scelta ( spesso non consapevole) viene completamente a mancare prima di tutto l’amore per noi stessi, e come?

  • Ci critichiamo e rimproveriamo di continuo
  • Maltrattiamo il nostro corpo con cibo poco sano
  • Crediamo di non poter essere amati
  • Abbiamo paura di chiedere un’adeguata ricompensa per il nostro lavoro
  • Creiamo malattie e dolori nel nostro corpo
  • Rimandiamo azioni che ci potrebbero dare beneficio
  • Attraiamo persone e amici che ci sottovalutano.

I bambini piccoli morirebbero se non ricevessero amore, mentre da adulti sviluppiamo strategie per vivere senzaEd ecco che appare di nuovo il nostro più grande nemico: lo stress, definibile a più livelli: esistenziale, emozionale, organico e di sviluppo.

Ecco la conseguenza immediata a tutto questo: qualunque malattia, da un mal di testa a una neoplasia, proviene da un disturbo della totalità dell’organismo. Pensare alla malattia come il disturbo di un organo o sistema isolato, ha costruito l’errore più drammatico della medicina tradizionale. Come operatore sanitario, da 25 anni, posso confermare che siamo ancora molto lontani da un concetto di approccio olistico della malattia, si è ancora strettamente focalizzati sul sintomo e non sulla causa. Aggiungendo poi il concetto di azienda nelle strutture ospedaliere, si e’ iniziato a porre l’attenzione a profitti, obiettivi di budget e bilanci a discapito della salvaguardia della vita umana.

Le nostre convinzioni, le credenze, le insoddisfazioni, le frustrazioni, i pensieri limitanti, la repressione degli istinti, il mancato sviluppo dei potenziali e, soprattutto, la mancanza di Amore, sfociano in sofferenza e in malattiaSe la sofferenza fa parte dell’esistenza umana, lo è anche la felicità. Senza dubbio risulta straordinariamente misterioso il fatto che abbiamo costruito una società sulla sofferenza, si finisce per fare a gara a chi soffre di più. Lo scompenso tra sofferenza e felicità si accentua sempre più nel corso della storia, e i livelli di sofferenza che sopporta la nostra epoca saturano gli indici di resistenza immaginabili.

I dati sull’insorgenza di malattie rivelano un aumento esponenziale negli ultimi 20/30 anni, infatti, secondo i dati Istat, quasi il 40% degli italiani soffre di una malattia cronica. Le farmacie diventano supermercati con offerte e raccolte punti e le case farmaceutiche diventano un modello di business con l’interesse di curare le persone malate anziché mantenerle in salute, visto che un cittadino malato rende molto di più di uno sano, secondo un’ideologia del tutto errata e non etica. Si verifica così un circolo vizioso che limita totalmente l’integrazione e la realizzazione esistenziale della maggior parte degli esseri umani, con conseguenze inarrestabili per tutta la popolazione e l’intero Mondo.

Non è il conflitto psichico ciò che ci tormenta di più, ma l’impossibilità di vivere. I problemi principali sono l’alimentazione, l’ecologia ambientale, le difficoltà di convivenza, la carenza sessuale, l’impossibilità di trascendenza e creazione. La radice dei nostri conflitti deriva dalla nostra storia familiare ma anche dalla storia dell’umanità.

Biodanza propone la trasformazione sociale a partire dal cambiamento interno. Non parte da un’ideologia, ma dalla trasformazione degli uomini che effettueranno i cambiamenti. Se l’uomo non si sensibilizza al suo simile, il cambiamento sarà da una nevrosi all’altra. L’ intento della Biodanza è di stimolare un processo di coscienza del simile. Coloro che fanno Biodanza, in un processo di rieducazione affettiva, sviluppano sempre di più una sensibilità alle problematiche sociali andando sempre più a comprendere ( e non solo a livello corticale) che ciò che succede all’altro nel mondo intacca ognuno di noi. Discriminazioni sociali, segregazioni razziali, fame nel mondo, immigrazione, surriscaldamento globale non sono al di fuori di noi ma ne facciamo totalmente parte.

Perché un essere umano arrivi a prendere nelle proprie mani il controllo della propria evoluzione, perché raggiunga un livello d’identità tanto alto che gli permetta di trasformare il mondo in cui vive, per non perdere la prospettiva di ciò che è la vera evoluzione senza farsi trascinare dalle correnti del condizionamento ideologico, per rimanere a margine delle alienate strutture di civilizzazione e al tempo stesso contribuire alla liberazione dell’umanità, si richiede un lungo e permanente lavoro interiore. E quindi l’ordine e la successione del processo non è casuale: l’uomo deve godere di ottima saluta psico-fisica (dove per salute non si intende solo l’assenza di malattia), di conseguenza si necessita di raggiungere l’auto-realizzazione, il successo esistenziale e quindi la trasformazione sociale.

La maggior parte delle malattie proviene dallo stato alterato delle nostre emozioni. Si pone continuamente attenzione al sintomo e non alla causa. Ogni emozione agisce sul nostro organismo migliorandone o peggiorandone la funzionalità. Ad esempio quando il cuore è felice in un abbraccio d’amore, l’onda cardiaca ha un’armonia perfetta. Non solo le nostre emozioni determinano il funzionamento dei nostri organi,  ma anche le persone hanno tale influenza in noi, installandosi nei nostri organi, dandogli vita o malattia. La presenza delle persone nella nostra vita può avere una funzione ecologica, che rinnova la vita, o una funzione tossica, che lentamente avvelena e distrugge. Quando una persona si ammala, non sta male solo un organo, ma si ammala nella sua completa esistenza. I problemi sono nella società, non tanto degli individui. Sono i valori della cultura che sono malati.

Tutto questo può essere uno spunto di riflessione ed introspezione. Rolando lancia delle domande chiave, a carattere esistenziale, le quali inizialmente possono far sorridere, ma subito dopo le senti come mine inesplose nello stomaco:

  • Vivi dove vuoi?
  • Vivi con chi vuoi?
  • Nella vita fai ciò che vuoi ?

Da qui può partire tutto, possiamo comprendere a che punto siamo, se stiamo bene, il nostro livello di benessere e realizzazione, tenendo presente che, purtroppo, molte persone stanno male ma non se ne rendono conto. Lo stare male è l’unica condizione di vita che conoscono, e diventa pura normalità. Te ne accorgi per strada, in ascensore, al supermercato, osservando gente cupa, triste, che non rivolge uno semplice sguardo o un sorriso al prossimo; se poi disgraziatamente finisci in un ambulatorio o in farmacia la sensazione di malessere trabocca. Sicuramente noi non possiamo salvare il mondo intero, ma sicuramente possiamo salvare noi stessi, e questo emana una vibrazione nel pianeta di cui tutti ne possono beneficiareSono ormai tantissime le possibilità che ci vengono offerte per il raggiungimento del benessere, ma in che modo agiscono ? 

La Biodanza non dice cosa devi o non devi fare, se sei pieno di ego oppure no, se vai bene o se sei sbagliato, se quello che fai ti reca danno oppure no. Indipendentemente da chi sei, come stai o cosa fai pone subito la meraviglia del tuo essere e della tua presenza come dono per il solo fatto di essere un essere umano. Cerca inoltre di restaurare un’attitudine di vita più serena in modo da recuperare il proprio equilibrio neuro-fisiologico di base. In questo modo si potrà riapprendere l’ascolto di sé, riabilitando la propria digestione, respirazione, circolazione e riequilibrando la funzione di ogni organo. Si recupera il sonno e si scopre come avere relazioni sessuali felici.

E’ molto importante partire da una presa di coscienza delle patologie che il nostro stile di vita nasconde. In questo senso la Biodanza è anche una Pedagogia della Vita. La Biodanza lavora esclusivamente con la parte sana dell’individuo, con i suoi abbozzi di creatività, con le sue briciole di entusiasmo, con la sua oppressa ma viva necessità di amore. Illumina là dove ci sono le tenebre per far si che l’oscurità si dissolva. Le psicoterapie tradizionali puntano sui sintomi tentando di descrivere e analizzare esclusivamente la parte ammalata. In Biodanza, l’unica relazione salutare tra le persone è la relazione affettiva, attraverso la quale gli individui hanno l’opportunità non solo di conoscere se stessi, ma essenzialmente di “essere se stessi”.

Nessun guru, direttore spirituale o maestro, in Biodanza la sola presenza fa accedere al processo di auto guarigione e al tempo stesso alla guarigione dell’altro. La relazione curativa è al pari e, soprattutto, affettiva e non autoritaria. Si stimola une rieducazione affettiva e ogni partecipante cura gli altri col suo amore ed è curato a sua volta dall’amore dei suoi compagni. Se si riesce ad entrare e a sensibilizzarsi a questo processo continuo di eterna evoluzione, piano piano ti rendi conto come la Biodanza assuma un aspetto fondamentale nella propria vita come base di partenza per ogni aspetto da affrontare nel quotidiano. Nel migliorare le relazioni qualunque esse siano: genitoriali, d’amore, d’amicizia, lavorative; nel comprendere meglio se stessi in una scoperta continua di chi siamo veramente; qualunque sia il proprio lavoro, danzare ti permette di capire se è veramente ciò che desideri ed a migliorare sempre di più le tue capacità fino all’auto-realizzazione esistenziale.

  • Vuoi essere un bravo medico? Allora Danza 
  • Vuoi sfondare su un palco ed essere un attore di successo? Allora danza 
  • Vuoi comporre brani ed essere un musicista entusiasmante? Allora danza 
  • Vuoi essere una segretaria felice ed efficiente? Allora danza
  • Vuoi imbiancare delle pareti a regola d’arte? Allora danza 
  • Vuoi essere un libero professionista e godere a pieno del tuo tempo? Allora danza 
  • Vuoi essere un networker e sognare una vita lavorando e viaggiando? Allora danza 
  • Vuoi che i tuoi sogni e desideri si realizzino? Allora danza 

Vivere e’ un’arte…non perdere più’ la possibilità di essere felice, danza ora, la Vita e’ adesso!

Vuoi una vita piena e felice? ……allora danza.

3 pensieri su “La base di una vita felice”

  1. Che belle considerazioni e spunti di riflessione!
    Quando ci si ferma allo sconforto e al sentire il malessere diffuso spesso ci si sente confusi e spersi. La domanda che gira in testa ossessivamente é “che cosa faccio adesso per uscire da questo pantano?” E il panico si ingigantisce perché la risposta non arriva. Sembra che tutta la vita vada male e non ci sia via di uscita. Se inizi a danzare, a lasciare che la musica entri e ti tocchi, “qualcosa dentro” si muove e allora TI RISENTI. Senti di essere molto di più, molto meglio di SOLO una segretaria, un medico, un imbianchino, una disoccupata o un networker. Sei vivo e la tua anima ha scelto prima di te la strada da percorrere. La Biodanza è una porta che si apre e ti permette di sentire di nuovo la tua Potenza e la Forza Vitale che può trascinarti fuori e darti la spinta che cercavi per alzare lo sguardo e sentire che va tutto bene. Si apre un sorriso. Torna la fiducia. Senti che puoi qualsiasi cosa. E le cose arrivano..

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